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Tirreno cosentino, si va alla ricerca della radioattività

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Tra le analisi richieste dalla Procura di Paola c’è anche la caratterizzazione di radionuclidi artificiali eventualmente presenti nelle acque e nei pesci della zona. La guardia costiera ha concluso il prelievo di acque e di sedimenti marini nei fondali

PAOLA È terminata la prima fase dell’operazione di analisi dei fondali del Tirreno cosentino messa in atto dai sub della guardia costiera. Un blitz mirato, richiesto dal procuratore capo della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, per cercare di comprendere lo stato di salute del mare, della flora e della fauna presente nelle acque del Tirreno soprattutto alla luce della cattura di alcuni tonnetti alletterati risultati poi contaminati con Pcb e Ipa.

I sommozzatori del terzo nucleo subacquei della Guardia costiera di Messina – su delega specifica della Procura che sulla vicenda ha aperto un’inchiesta – hanno concluso i campionamenti delle acque e dei sedimenti marini prelevati – grazie anche al personale dell’Agenzia per la protezione per l’ambiente calabrese imbarcato sulla motovedetta – in sette siti individuati dalla Procura. Si tratta di campioni di acqua e di sedimenti che i sub hanno recuperato alla massima profondità possibile davanti le coste di Campora San Giovanni, Amantea, Paola, Cetraro, Belvedere Marittimo oltre alla foce del fiume Lao, davanti Scalea e alla foce del fiume Noce di fronte Tortora. Tutti questi campioni sono stati già inviati ai tecnici del dipartimento Fisico dell’Arpacal di Cosenza. Saranno loro a procedere alle analisi dettagliate per una caratterizzazione chimica completa dei reperti prelevati.

La Procura è intenzionata ad andare fino in fondo alla questione e per questo ha chiesto un dettagliato rapporto sulla presenza nelle acque e nei sedimenti marini, tra l’altro, di metalli pesanti – con particolare attenzione al cromo esavalente – ma anche di Policlorobifenili (Pcb) e di Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Un’attenzione dettata anche dalla circostanza che proprio questi ultimi composti sono stati rinvenuti nelle lische dei tonnetti catturati a largo del Tirreno cosentino. Proprio per comprendere lo stato di salute anche della fauna – con la stessa delega – la Procura ha fatto richiesta di ripetere le stesse analisi anche sugli esemplari di pesci sia stanziali che pelagici presenti nella costa tirrenica cosentina. Con una speciale attenzione in questo caso anche della presenza di cadmio, mercurio, metilmercurio, selenio VI e cromo totale ed esavalente. Nonché di alluminio, di pesticidi, di piombo ed arsenico. Per questa specifica richiesta il personale della guardia costiera di Vibo Valentia procederà nei prossimi giorni a prelevare alcuni esemplari dal pescato degli operatori che lavorano nelle zone individuate dalla Procura. Questi campioni – che verranno prelevati anche grazie al supporto del personale dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina – saranno poi inviati per le analisi specifiche all’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno.
Ma c’è di più.

Oltre alle analisi chimiche complete la Procura ha chiesto di effettuare su tutti i campioni prelevati una caratterizzazione radiometrica. Alla ricerca, in altre parole, della presenza o meno nelle acque, nei sedimenti marini e nella flora del Tirreno di contaminanti radioattivi artificiali o naturali. Un’operazione dunque molto dettagliata e complessa che, stando a quanto riferito dagli uomini della guardia costiera impegnata in zona, non si concluderà prima di due mesi.

 Roberto De Santo

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/31812-tirreno-cosentino,-si-va-alla-ricerca-della-radioattivit%C3%A0

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